Non devi fare niente di difficile,
Berenice. Nient’altro
che incedere mentre ti guardo,
toccarti il fermacapelli, respirare.
Sei bella, sei perfetta.
Ti basterà voltarti a salutarmi,
levare lo sguardo e sorridermi
mentre porti alla bocca la forchetta.
Archivio mensile:luglio 2007
Berenice
Ragazza dagli occhi chiari
e dalla chioma composta,
ti chiamerò Berenice,
per quella B e la rima con Beatrice,
anche se non hai un ricciolo fuori posto.
Il tuo nome mi piace,
ma non trovo nel dizionario
una parola luminosa e sdrucciola
che lo possa baciare.
la solitaria
Da vicino i tuoi occhi
sono ancora più chiari.
(Ci vedi bene? Proprio me guardavi?
Sei sicura? Ero io il prescelto
nel folto di duemila commensali?)
Accadrà una grande novità
un giorno di questi. Accadrà
esattamente all’ora di pranzo.
Mi staccherò dal gruppo dei sodali
e avanzerò di sette metri almeno
verso sudovest
con il vassoio in mano.
Guarderò da una nuova prospettiva
i colleghi, la mensa aziendale.
Mi godrò un mai visto paesaggio
dall’altra, più ampia vetrata.
Metterò sul radicchio di Chioggia
un pizzico di sale in più
e l’aceto balsamico (l’olio
non me lo sono mai lesinato).
Mi siederò tre tavoli più in là,
di fronte alla ragazza che mi sorride.
E’ già trascorso maggio, mi sorride
da marzo, credo,
e non le ho ancora offerto il caffè.
In autunno, quando nel parcheggio
i tigli si sfoglieranno
saremo stati amanti. Innamorati,
persino.